Caso Scazzi: non solo plastici e indiscrezioni.
Nella data di oggi, 26 novembre 2010, ricorre il terzo mese dalla scomparsa di Sarah Scazzi, il cui corpo fu ritrovato, quaranta giorni dopo e grazie alle rivelazioni dello zio materno, in fondo ad un pozzo nelle campagne di Avetrana.
L'evolversi delle vicende legate a questo triste fatto di cronaca ha stravolto l'intero mondo dell'informazione, il quale sembra essere stato adattato, quasi rielaborato, in funzione dei ritmi dei fatti giudiziari e umani che scandiscono le indagini preliminari.
Telegiornali, trasmissioni televisive c.d. di approfondimento, programmi di intrattenimento e talk shows dedicano, ogni giorno, almeno qualche minuto all'aggiornamento della situazione, passando la linea all'inviato di turno, piantato davanti all'abitazione del presunto colpevole e indifferente alle condizioni meteorologiche avverse.
Esiste, però, una storia diversa da quella che viene raccontata in questi prestigiosi salotti televisivi in cui l'audience, lo share e i nomi di autorevoli parolai la fanno da padrone. Esiste una storia, sicuramente meno “mediaticamente” accattivante, fatta di atti giudiziari, di dedizione di uomini dello Stato e di risultati probatori, fatta di vittime e di aguzzini, che perdono la loro essenza umana per trasformarsi in fatti di reato e ipotesi di imputazione.
Entrano nelle case degli italiani termini prima inauditi come incidente probatorio, misura cautelare, contraddittorio e allora via a chiamare lo pseudo-esperto di turno, purchè si spieghi con parole semplici, minime, essenziali, affinchè anche l'ultima delle casalinghe comprenda di cosa si tratta. Il processo, allora, quello svolto nelle aule dei tribunali, diventa evento secondario, non più luogo di ricerca della verità, bensì esclusivamente fonte di notizia da offrire in pasto ai telespettatori, con la complicità di periti, consulenti, esperti che pur di apparire sul piccolo schermo offrono gratuitamente i propri servigi.
Almeno chi frequenta le aule di una Facoltà di giurisprudenza dovrebbe essere consapevole dei motivi che rendono questo caso giuridicamente interessante. Non vale nascondersi dietro ad una cortina di ipocrisia e affermare che alla base di questa rilevanza vi sono ragioni quali la giovane età della vittima, le oscure modalità di commissione del delitto, il rapporto di parentela dei presunti esecutori. Il caso di Avetrana merita attenzione perchè rappresenta uno dei più completi esempi di processo penale. Chi si appresta allo studio di questa materia, rivolgendosi con occhio scientifico alle vicende procedimentali, ha la possibilità di avere una visione pratica quasi onnicomprensiva degli istituti che regolano il processo penale.
Considerando che ci si trova ancora all'interno della fase delle indagini preliminari si ha avuto modo di osservare eventi quali l'interrogatorio, la confessione, la citazione di persone informate sui fatti, il sopralluogo, il sequestro, la chiamata in correità, casi di esimenti, l'incidente probatorio e gli accertamenti tecnici non ripetibili, il confronto e poi perizie, consulenze tecniche e quindi prove scientifiche, la previsione di misure cautelari personali, nonché il riesame delle stesse, la predisposizione di indagini difensive e molto altro ancora... Se si vuole, allora, ritenere questo caso interessante, lo si faccia per questi motivi e per quelli che seguiranno nella fase dibattimentale e non per le bulimiche indiscrezioni, i commenti filosofici e i plastici in seconda serata.
Enrico Belletti